AL SIGNORE GRIDO AIUTO

SALMO 141

Buongiorno a tutti,

oggi ascolteremo e faremo nostro il messaggio contenuto dal Salmo 141, di seguito riportato:

Con la mia voce al Signore grido aiuto, *

con la mia voce supplico il Signore;

davanti a lui effondo il mio lamento, *

al tuo cospetto sfogo la mia angoscia.

 

Mentre il mio spirito vien meno, *

tu conosci la mia via.

Nel sentiero dove cammino *

mi hanno teso un laccio.

 

Guarda a destra e vedi: *

nessuno mi riconosce.

Non c’è per me via di scampo, *

nessuno ha cura della mia vita.

 

Io grido a te, Signore; †

dico: Sei tu il mio rifugio, *

sei tu la mia sorte

nella terra dei viventi.

 

Ascolta la mia supplica: *

ho toccato il fondo dell’angoscia.

Salvami dai miei persecutori *

perché sono di me più forti.

 

Strappa dal carcere la mia vita, *

perché io renda grazie al tuo nome:

i giusti mi faranno corona *

quando mi concederai la tua grazia.

“Ho toccato il fondo dell’angoscia”, è il grido di aiuto rivolto a Dio dall’uomo che fa esperienza di vita nel sentiero del mondo. L’angoscia è lo stato d’animo più triste che l’essere umano può sperimentare nel corso della vita. Deriva dalla completa perdita di ogni speranza nell’aiuto umano. E’ la lotta contro la rassegnazione alla solitudine, alla sofferenza, alla morte. L’angoscia è una condizione tipicamente umana contro cui l’uomo non può far altro che chiedere aiuto a Dio. Essa deriva principalmente dalla solitudine umana, che accentua ancor più i suoi dolorosi colpi nel momento del bisogno. Il bisogno fa sperimentare la solitudine e questa a sua volta conduce all’angoscia. Il Salmista percorre questa via, vedendosi abbandonato, allontanato e, ancor peggio, temuto come un nemico e quindi perseguitato, anche dagli amici più cari. Questa condizione, vissuta da Gesù durante la Passione, può essere superata solo gridando al Signore, appellandosi al suo amore, invocando giustizia e misericordia. Le parole del Salmo ci fanno, dunque, capire che l’uomo lontano da Dio non riesce a vivere, perde il gusto vero della vita, il senso del suo essere e con esso anche il suo equilibrio interiore. La vera solitudine dell’uomo deriva, allora, dal distacco da Dio, dal peccato e dal rifiuto di Dio: tutte situazioni queste contro le quali nessuno può trovare rimedio né in se stesso, né nell’intervento degli altri. L’uomo, caduto nel peccato, cerca di sostituire Dio con le cose materiali, con idoli, o con altre relazioni, ma ciò lo porta all’infelicità. La vera angoscia dell’uomo è, dunque, dovuta proprio alla grande insoddisfazione che egli raccoglie dalle cose e dal mondo, le quali non riescono mai ad appagare il cuore dell’uomo, anzi gli procurano solo dispiaceri e delusioni. Lontani da Dio si sperimenta il dramma più grande della vita: l’impossibilità di vivere l’amore. E’ proprio in questa condizione che il cuore dell’uomo diventa fortemente inquieto e precipita nell’angoscia fino a quando, ravvedutosi, non si lascia trovare da Dio, tornado al suo amore.

Capo d’Orlando 22/07/2012

Dario Sirna

 

 

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