“HA GETTATO PIU’ DI TUTTI”

LUCA  21, 1-4

Buongiorno a tutti,

iniziamo questa nuova settimana incamminandoci sui sentieri tracciati dai seguenti versi del Vangelo di Luca:

“ 1 Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.2Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 3e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. 4Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».”

I nostri gesti parlano di noi e rivelano al mondo intero le verità che abitano nel nostro cuore. Le parole pronunziate dalla nostra bocca spesso contrastano con i sentimenti che animano il nostro cuore, esse, infatti, producono all’esterno un’immagine di noi che non corrisponde alla realtà vissuta nella nostra interiorità. Questo contrasto non è involontario e incosciente, ma si fonda su una consapevolezza ben precisa. Apparire come non si è, per piacere agli altri e per non essere giudicati male. Ma se veramente il giudizio altrui conta così tanto nella nostra vita perché allora non cambiare veramente e non essere così come le nostre parole vogliono dimostrare che siamo? Perché vivere la doppiezza dell’essere e dell’apparire? Il brano del Vangelo di oggi ci aiuta a trovare una risposta a tali interrogativi. Innanzi tutto notiamo come le parole da noi pronunziate se non confermate dalle nostre opere e dai nostri atteggiamenti rivelano al mondo intero la nostra doppiezza, denunciano la nostra ipocrisia e mettono a nudo i sentimenti veri del nostro cuore. Se infatti è facile costruirsi un’immagine perfetta di se stessi tramite parole sante e giuste, tramite ragionamenti e atteggiamenti, la stessa cosa non vale per le nostre opere. Quando si tratta di passare dalla teoria alla pratica, quando si tratta di mettere in atto quanto da noi predicato, difficilmente le nostre azioni diventano testimonianza autentica delle nostre parole. Sono dunque le nostre opere che esprimono i nostri veri sentimenti e rivelano il nostro pensiero e la nostra fede. Ciò non vuol assolutamente dire che sia facile mettere in pratica ciò che la fede ci fa professare, la vita con tutti i suoi problemi non ci aiuta in tal senso, ma sicuramente se le nostre intenzioni corrispondono alle nostre parole e se i nostri sforzi sono del tutto concentrati a mettere in pratica queste ultime, le nostre opere trasmetteranno anche questo nostro impegno. I limiti umani si oppongono al raggiungimento della perfezione, ma il nostro cammino deve sempre tendere in tale direzione, ove sarà la grazia di Dio a completare l’opera. E’ dunque inutile nascondere la propria malvagità dietro parole sante e belle, Dio legge nei nostri cuori e smaschera la nostra ipocrisia. Ma questo esercizio è possibile anche ad ognuno di noi, basta infatti applicarlo a se stessi e immediatamente si scopre quanto queste parole siano vere. Per correggere il nostro cammino dalle deviazioni che lo allontano dalla santità è necessario che ognuno di noi metta a confronto quanto la sua immagine trasmette agli altri con le realtà che sussistono nel suo cuore. Se l’immagine da noi prodotta nasconde le nostre miserie rivestendole di falsa bellezza, è necessario prendersi la responsabilità di un’immediata conversione che faccia tendere continuamente e con fatica le nostre opere ai nostri valori. Il Vangelo di oggi ci parla di questo e allo stesso tempo lega tale argomento alla causa principale che lo determina. Il nostro attaccamento al denaro, al potere, alla gloria, al successo, al comando è quasi sempre la causa scatenante di questo nostro grave problema. Il Vangelo ci chiede di rinunciare a questi valori in favore di valori ben più edificanti, in favore di valori eterni, quali appunto l’amore, la carità, la fratellanza. Il nostro cuore cerca l’amore perché in esso e solo in esso trova la sua realizzazione e la sua pace, ma spesso le passioni mondane inquinano la purezza dei sentimenti e permettono di fare attecchire in noi desideri mortali che apparentemente soddisfano, ma che in realtà lasciano in noi il vuoto e alimentano una sete che non trova appagamento in niente. Queste passioni non sono salutari per la nostra anima in quanto la gettano nell’eterna inquietane, nella continua tribolazione, nella lotta contro il mondo e  contro tutti. Esse infatti rispondono a criteri puramente egoistici, si oppongono cioè al bene dei nostri fratelli, isolano l’uomo dalla società, lo chiudono in se stesso e lo costringono alla solitudine.  Ciò accade perché vedono nei fratelli o delle persone da sfruttare per il proprio tornaconto personale o dei nemici da combattere per la propria supremazia e per la propria affermazione. Nella logica dell’amore nulla invece è fatto in danno agli altri, tutto invece viene realizzato per favorire il fratello attraverso la continua donazione di se stessi. Questo donarsi, oggetto del Vangelo di oggi, non può essere a scopo, non può essere a pagamento o dietro ricompensa, non può essere parziale, non può essere interessato, ma deve essere del tutto gratuito e deve scaturire dalla gioia di amare gli altri e di mettere se stessi in comunione con tutti. Mettersi in comunione con tutti significa porre il nostro prossimo con i suoi bisogni, le sue necessità e i suoi sentimenti davanti a tutte le nostre esigenze, vedendo in lui noi stessi, vedendo lui come una parte di noi cui dare immediata attenzione.    Questa logica rende ricchi perché rende il cuore capace di donare in continuazione agli altri. Il cuore generoso e altruista, il cuore innamorato ha sempre qualcosa da dare, il suo tesoro non si esaurisce mai, ma si rigenera automaticamente per rispondere al semplice dovere di darsi gratuitamente e in pienezza.

Capo d’Orlando, 25/11/2013

Dario Sirna.

 

 

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