“CIO’ CHE FRA GLI UOMINI E’ ESALTATO, DAVANTI A DIO E’ COSA ABOMINEVOLE”

LUCA  16, 10-15

Buongiorno a tutti,

lo spunto per il nostro cammino quotidiano viene dai seguenti versi del Vangelo di Luca:

“ Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. 15Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole.”

Il tema dell’infedeltà è al centro di questo brano del Vangelo. L’infedeltà secondo il pensiero umano ha una scala di valori, essa cioè ha differenti gradi di gravità. Ci sono piccole infedeltà, infedeltà cioè relative a cose di poco conto, e ci  sono gravi infedeltà, ossia infedeltà relative a cose importanti. Il Vangelo di oggi ci fa capire che non esiste una scala di importanza dell’infedeltà, in quanto tutte le infedeltà sono gravi, siano esse piccole infedeltà, siano esse gravi infedeltà. Da cosa comprendiamo che un’infedeltà è grave in qualunque caso, sia cioè se essa è stata compiuta nelle piccole cose, sia se essa è stata compiuta nelle cose importanti? Lo comprendiamo dalla circostanza che nessuno che ci scopre infedeli nelle cose di poco conto ci affiderà mai le cose veramente importanti, perché l’infedeltà nel piccolo trova il suo modo di manifestarsi e di agire anche nel grande. Chi dunque è infedele nella disonestà lo è anche nell’amministrazione delle ricchezze vere. Ciò significa che non esistono peccati di serie A e peccati di serie B. Il peccato è grave in ogni caso e per ogni mancanza cui esso si riferisce. Corre frequentemente in noi l’abitudine di dare spessore e peso a certi peccati e di non dare rilievo ad altri o di considerare veniali peccati che hanno limitate conseguenze e gravi peccati che hanno ripercussioni maggiori. Non è assolutamente così, una bugia è tale ed è peccato sia se essa è detta per cose irrilevanti sia se essa si riferisce a cose molto più gravi. Un peccato di omissione, inoltre, non è meno grave di un peccato in opere, un peccato fatto col pensiero non è meno grave di un peccato fatto con la parola. Dobbiamo abituarci a dare il giusto peso all’infedeltà e a considerare con serietà ogni cosa, anche la più piccola, che può rendere impuro il nostro cuore e fare del male a noi e agli altri, oltre che offendere Dio. Come può Dio fidarsi di un uomo che pur non pronunziando parole di male ha il pensiero malvagio e incline al peccato? Come può Dio affidare un bene prezioso come la salvezza di un’anima ad una persona che nella sua vita non è in grado di cedere alla tentazione del peccato? Dunque non peccare, essere fedeli non è solo un modo giusto per relazionarsi in purezza con Dio e per aspirare alla santità, ma è anche la condizione necessaria per prestare servizio alle dipendenze di Dio. Per questi motivi  siamo chiamati a vigilare con attenzione sulla nostra fedeltà e ad evitare in ogni modo di cedere alla tentazione di sottovalutare tutto ciò che rende impuro il nostro cuore e lo allontana dalla via dell’amore. Per questo ogni nostro pensiero, ogni nostra parola, ogni nostra opera, e ogni nostra omissione ha un valore gravissimo che si ripercuote non solo sulla nostra vita ma anche sulla vita altrui. L’infedeltà, e quindi la connivenza con il peccato, conduce l’uomo a mettersi nella apparente e illusoria  condizione di potere servire contemporaneamente due padroni. In realtà non è possibile stare contemporaneamente con un piede nel male e con uno nel bene. Purtroppo la contaminazione del male si diffonde in tutto l’individuo e lo allontana drasticamente dal bene. Così chi si mette al servizio della ricchezza e cioè dell’avidità non potrà mai essere al servizio della carità, perché le due cose sono in evidente contrasto tra di loro  e si escludono a vicenda. Nel cuore impuro e quindi infedele l’attaccamento alla ricchezza esclude automaticamente l’amore per il prossimo. Un cuore dai sentimenti impuri è dunque un cuore infedele, specie nelle intenzioni, e non è perciò adatto a gestire argomenti importanti, ove l’attenzione richiamata dal vantaggio della gloria, del potere, della fama, del successo e del denaro, diventano occasioni pericolose. Non lasciamoci convincere dall’illusione della ricchezza e dell’avidità, esse apparentemente giustificano tutte le nostre infedeltà, ma in realtà  ne sono loro origine e causa. Non illudiamoci di potere restare estranei a questa parola del Vangelo perché non è possibile servire Dio e la ricchezza allo stesso tempo. Se vogliamo veramente essere di Dio dobbiamo fuggire tutte le occasioni di avidità trasformandole in occasioni di carità. Attenzione anche ad evitare di cadere nella trappola della falsa carità, di quella carità che cioè è da noi sfruttata per raggiungere scopi ed interessi puramente egoistici, e per mettere in primo piano la nostra persona con la gloria del mondo.

Capo d’Orlando, 09/11/2013

Dario Sirna.

 

 

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