LUCA 16, 19-31
Buongiorno a tutti,
il cammino di questa ventisettesima Domenica del tempo ordinario è suggerito dai seguenti versi del Vangelo di Luca:
“19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». 25Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi». 27E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento». 29Ma Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». 30E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». 31Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»».”
Il Vangelo di oggi è una grazia senza fine in questo tempo in cui tutti viviamo fissati all’attimo fuggente, pronti a succhiare tutto il gusto della vita mondana, lontani da ogni esperienza spirituale, ma convinti e sicuri che dopo aver nutrito per bene il nostro io e soddisfatto ogni nostra necessità egoistica andremo in Paradiso in virtù di una non ben precisata promessa di Dio. Il Vangelo di oggi ci ricorda che:
1) esiste il Paradiso;
2) esiste l’inferno;
3) le due realtà di cui sopra sono separate da un abisso;
4) dipende dall’uomo la propria destinazione dopo la morte;
5) finito il tempo della vita terrena non c’è più tempo per scegliere;
6) chi è nel Paradiso non può avere contatti con chi è nell’inferno e viceversa;
7) l’Alleanza tra l’uomo e Dio è un impegno che deve essere onorato non solo da Dio, ma anche dall’uomo;
8) l’uomo non ha giustificazioni che lo assolvono dal mancata partecipazione alla vita di fede, di carità, di amore e dal rifiuto alla comunione divina realizzabile tramite i sacramenti.
Con la Nuova ed Eterna Alleanza stretta da Cristo per noi non possiamo addurre scuse che ci sollevano dalla mancanza di carità nei confronti dei nostri fratelli e nei nostri confronti. La Chiesa fornire all’uomo tutti gli strumenti necessari alla salvezza di ogni singolo individuo, essa inoltre forma il fedele alla pratica dell’amore e all’attuazione della carità. I beni offerti da Cristo all’uomo tramite la Chiesa sono disponibili gratuitamente per tutti in ogni luogo del mondo. La vera conversione dei cristiani consiste nell’accogliere tali beni nella propria vita e nel prodigarsi perché tutti i fratelli ancora lontani da essi possano arrivarvi in pienezza. La differenza esistente sulla terra tra Lazzaro e l’uomo ricco non dipende da Dio, ma dall’uomo stesso, il quale ha il compito di colmare ogni disuguaglianza e di soccorre tutti i bisognosi con spirito di amore. Il potere dei ricchi e dei potenti cessa con la morte, essi nella realtà successiva alla vita terrena non hanno più potere su nessuno e non possono più governare il destino degli altri fratelli. Questa nuova condizione elimina ogni ingiustizia e ripaga ogni torto con la libertà del Paradiso e la partecipazione diretta alla vita di Dio. La condizione umana della vita terrena si riflette con determinazione sulla condizione dell’uomo dopo la morte. Queste verità sono fondamentali nell’impostazione del proprio cammino di vita terreno, dal loro accoglimento e dipende il nostro destino futuro. Tutti gli sforzi compiuti dall’uomo sulla terra per costruirsi un avvenire dopo la morte con mezzi diversi da quelli fornitici da Cristo tramite la Chiesa sono vani e causa di rovina.
Capo d’Orlando, 29/09/2013
Dario Sirna.