“PER VOI TUTTO SARA’ PURO”

LUCA 11, 37-41

Buongiorno a tutti,

il nostro cammino  oggi è illuminato dai seguenti versi del Vangelo di Luca:

37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola.38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

Questo interessante brano del Vangelo sembra descrivere la condizione dell’uomo di oggi, e più esattamente la condizione della nostra società. Il Vangelo ci parla di esteriorità e di interiorità, di apparire  e di essere, di immagine e di sostanza. Ovviamente l’invito è a prendersi cura della propria persona per intero, ossia a curare l’esterno, come l’interno, a non trascurare la salute del corpo come quella della mente, del cuore  e dell’anima. La società odierna ci propone continuamente il mito dell’immagine bella, il mito dell’eterna giovinezza, il mito dell’immortalità fisica e, contemporaneamente, trascura del tutto la vita spirituale dell’essere, la sua interiorità, il suo benessere mentale, affettivo, etico, morale e religioso. Falsi miti continuano a divagare da una generazione all’altra imponendo a giovani creature l’ideale della cura di se stessi, della cura della propria immagine, della lotta contro la vecchiaia, contro il tempo e contro i cambiamenti fisici. L’esasperazione di questi miti è talmente accentuata che essi riescono a dominare con prepotenza la vita dell’uomo di oggi spingendolo sempre di più a rincorrere a vere e proprie chimere, illusioni, conquiste false, risultati ingannatori. Il rischio grande è quello di cancellare con questi ideali i veri ideali dell’uomo, ossia l’ideale dell’amore, l’ideale dell’etica, l’ideale della salute, l’ideale della fede, l’ideale della vita eterna. Apparire è il comando cui ubbidire per piacere. Proporsi sempre perfetti, sempre giovani, sempre più belli e attraenti è l’imperativo per sedurre, per accrescere la propria fama, per ottenere successo, per arricchire il proprio io, per trovare soddisfazioni interiori, per piacere e restare sulla cresta dell’onda sempre. Qual è il prezzo che si paga in cambio di questo culto per l’esterno? Il prezzo è carissimo, il prezzo è la morte interiore, la morte spirituale, la perdita dell’amore, la perdita del cammino che conduce a Dio, la perdita della felicità, il vuoto, la sconfitta dell’essere, la rottura di ogni relazione d’amore con Dio e con il prossimo. Il culto dell’apparire si impone infatti nella nostra mente con priorità assoluta, con una urgenza cioè che toglie spazio a tutte le altre necessità interiori, le quali vengono abbandonate a se stesse e alla morte. Ciò significa che chi con esasperazione insegue questi miti non ha tempo per dedicarsi ad altro, non ha tempo per incontrare gli altri, non ha tempo per conoscere gli altri, non ha tempo per accorgersi degli altri, non ha tempo per amare gli altri, perché egli ama solo se stesso. Non amando gli altri non ci si rende contro della loro esistenza, dei loro bisogni, delle loro necessità, e, così si finisce di praticare la carità e di esercitare l’elemosina, si finisce cioè di amare. Questo amore eccessivo ed ossessivo per se stessi, manifestato dall’enorme peso dato alla propria immagine e a tutto ciò che appartiene all’esterno, a scapito della vita dell’anima e del cuore, allontana anche da Dio, dalla fede vera, dall’Amore per il Signore, e finisce per trasformare la nostra vita interiore in un ulteriore stratagemma utile a migliore e fortificare la nostra immagine. Nel Vangelo di oggi il Signore ci richiama a se stesso invitandoci ad amare tutto quanto appartiene alla nostra persona. Il corpo, come lo spirito, essendoci stati donati e affidati da Dio, devono essere curati e custoditi con lo stesso impegno e con lo stesso amore. La cura del corpo e della nostra esteriorità deve salvaguardare innanzitutto la nostra interiorità. Il corpo non deve divenire strumento di peccato, né via attraverso la quale allontanarsi e allontanare da Dio, ma esso deve essere immagine della bellezza di Dio. Prendersi cura del corpo significa dunque prendersi cura essenzialmente anche di ciò che lo abita. L’uomo ha il dovere di custodire il suo corpo dal peccato e di curarlo da ogni malattia, perché esso è dono offertoci dal Signore per portare e conservare al suo interno l’anima e il cuore.  La salute dell’uomo non prescinde né dalla salute dell’anima, né dalla salute del corpo, entrambi, corpo e anima, sono stati legati tra di loro in maniera indissolubile per essere una cosa sola, per essere indivisibili ed indistinguibili, cosicché è dovere dell’uomo curare l’uno e l’altra, e non danneggiare né l’uno, né l’altra. Se c’è una priorità che bisogna rispettare essa riguarda l’interno, il cuore, la salute dell’anima e il nostro rapporto d’amore con Dio. Dando priorità a questi elementi, inevitabilmente ci si deve prendere cura anche del corpo, sottraendolo dalla contaminazione del peccato, trasformandolo in strumento di santità, utilizzandolo per esercitare il bene in favore degli altri, e mai per l’opposto.

Capo d’Orlando 15/10/2013

Dario Sirna.

 

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