“ERAVATE MORTI”

EFESINI 2, 1-10

Buongiorno a tutti,

il nostro  cammino oggi  si svolge sulle tracce indicate dai seguenti versi della lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini:

“ 1 Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, 2nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle Potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. 3Anche tutti noi, come loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. 4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, 5da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. 6Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, 7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
8Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio;9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. 10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.”

Le parole di San Paolo ci ricordano che nessun uomo è esente dalla contaminazione del peccato, dalla concupiscenza della carne, di pensieri cattivi e dalle azioni malvagie. La natura umana dell’uomo è corrotta e tale corruzione è insita proprio nel genere umano, essa si trasferisce da un individuo ad un altro senza risparmiare proprio nessuno. Ciò significa che siamo tutti naturalmente pieni di miseria, incapaci da soli di aspirare alla purezza, di edificare il bene, di camminare in direzione del paradiso, di amare nel significato pieno della parola.

L’uomo è pieno di passioni, ma spesso confonde queste ultime con l’amore. Tra passione e amore esiste invece una differenza abissale. Le passioni terrene dell’uomo sono infatti dettate da desideri egoistici che si rivestono nell’apparenza della gioia del dare, mentre in sostanza sottointendono sempre un tornaconto propriamente individuale ed egoistico.

L’amore vero invece è totalmente disinteressato, si dona gratuitamente, dà senza non pretendere, non aspetta di ricevere prima di donarsi, né aspetta in contraccambio dopo essersi donato. Esso nasce dall’unica gioia di rendere felici gli altri, dalla gioia di rendere partecipi gli altri dei propri beni, della propria felicità, di se stesso. Esso ha come scopo la condivisione, la comunione, la fratellanza. Ha come chiamata  la partecipazione al godimento dei propri beni. Una divisione che moltiplica, un dare che accresce, un togliere che aumenta. L’amore si genera nell’atto di donarsi e così per sua natura esiste e cresce quando si offre gratuitamente.

Questa logica non è umana, ma divina, essa non appartiene alla vita terrena dell’uomo, ma alla vita del Paradiso. Dio ce la fa conoscere in Cristo, Dio ce la insegna in Cristo, Dio ce la dona in Cristo e con essa ci solleva dalla condizione di incapacità d’amare, alla condizione di figli suoi amati, che amano e che sono al sicuro nella sua eternità. Il Figlio di Dio facendosi uomo porta sulla Terra la grande novità dell’amore, la grande grazia della santità, il dono immenso della salvezza. In Lui finalmente la creazione dell’uomo si perfeziona e giunge a completamento, in Lui finalmente il progetto divino di Famiglia Celeste si compie. La Terra è il luogo in cui avviene il completamento dell’opera di Dio, un laboratorio in cui le mani di Cristo con l’ausilio dello Spirito Santo dalle persone umane foggiano santi per il Paradiso per una gioia vera e senza fine.

Capo d’Orlando, 20/10/2014

Dario Sirna.

 

Autunno al Maulazzo (1)

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