“AMATEVI ANCHE VOI GLI UNI GLI ALTRI”

GIOVANNI  13, 31- 33a. 34-35

Buongiorno a tutti,

la luce che illumina il cammino di oggi splende dalle seguenti parole del Vangelo di Giovanni :

“Quando Giuda fu uscito (dal cenacolo), Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Cosa distingue un cristiano da un uomo qualsiasi? Non certamente il suo abito, né il suo parlare, né le sue opere, ma la sua testimonianza d’amore. Il cristiano vero non è riconoscibile da nessun altra qualità se non dall’amore che egli ha per i fratelli. Ma anche in questo un cristiano vero si distingue da un qualsiasi altro uomo perché il suo amore per i fratelli non è un amore generico, né interessato, né superficiale, né un amore che risponde alle proprie inclinazioni personali e al fai da te, ma è un amore costruito sull’esempio dell’amore di Cristo. I veri discepoli di Cristo possono essere riconosciuti solo dalla loro stretta osservanza del comandamento nuovo lasciato dal Signore durante l’ultima cena. Tutti coloro che vestono da cristiani, che si professano cristiani, che frequentano gli ambienti cristiani, che partecipano alle liturgie cristiane, ma che nella vita non si sforzano con tutte le loro capacità  di amare gli altri con lo stesso amore di Gesù, non sono dei veri cristiani. Siamo in molti, la maggioranza, ad appartenere alla categoria dei falsi cristiani, e con la nostra scarsa testimonianza non solo sviamo i deboli e tutti coloro che ci prendono da esempio, ma spesso, addirittura, facciamo tanto scandalo da allontanare i fratelli più distanti. Questo problema è uno dei problemi più seri e gravi della nostra Chiesa. Può succedere, come sta accadendo, che un Papa si ritiri e venga giudicato male e dimenticato, che un nuovo Papa venga eletto e che questi venga osannato per le sue dimostrazioni di affetto e di solidarietà alla gente. Ma, in entrambi i casi, quale è stato il metro utilizzato dai fedeli e dal popolo per giudicare queste Persone? E’ stata effettivamente misurata la loro adesione al comandamento nuovo? Chi dei due Papi non ha messo in pratica questo comandamento? Certamente nessuno dei due, certamente entrambi stanno dando la loro vita per il bene del mondo e lo stanno facendo secondo un principio che risponde pienamente al comandamento dell’amore lasciatoci da Gesù nell’ultima cena. Perché allora ci scandalizziamo di fronte a tali figure e alle vicende che le hanno coinvolte? Forse l’amore per i fratelli di tutti i Papi che portavano le scarpe rosse o vivevano nell’appartamento pontificio non era sincero e valido quanto quello dell’attuale Papa? Forse l’amore dei precedenti Papi non era foggiato sul modello dell’amore di Cristo? Non sicuramente, le motivazioni di questo comune atteggiamento non sono queste e se sono queste sono sbagliate. La verità è che nessuno di noi vive il comandamento dell’amore e nessuno di noi sa cosa significa vivere questo comandamento. I nostri giudizi sono perciò fondati su regole personali e individuali, su modi di pensare e di giudicare che non hanno niente in comune con il comandamento dell’amore. Come si può giudicare l’amore di un uomo se non si conosce e non si applica nella propria vita tale comandamento? Certamente il giudizio che ne segue non può che essere errato e viziato. Succede così che la Chiesa dei battezzati non coerenti alla fede proclamata si discosta e condanna la Chiesa vera, quella cioè fatta da chi ogni giorno con l’intenzione di imitare l’amore di Cristo dona il suo sangue e la sua vita per sforzarsi con tutto se stesso di servire i fratelli. La chiesa di coloro che in questo momento sentono vicina la figura del Papa somiglia molto alla Chiesa dei giudei che nel giorno della Domenica delle Palme acclamavano Cristo, lo accoglievano stendendo mantelli e rami di alberi per dimostrare tutto il loro affetto e che poi il Venerdì Santo lo hanno abbandonato, rifiutato, percorso, ingiuriato e crocifisso. La verità è che ci siamo allontanati talmente tanto dalla vera fede che ne abbiamo costruita una nuova, una che risponde solo ed esclusivamente alle nostre esigenze personali, una che si nasconde sotto il falso mito della carità fraterna, ma che quando è chiamata personalmente a vivere tale carità non è capace di farlo. Si chiede alla chiesa clericale di dare testimonianza di Cristo, lo si pretende con fermezza assoluta, si condanna tutto l’operato della Chiesa, quando neanche nella Chiesa domestica della propria famiglia non si è capaci di vivere in pieno il comandamento dell’amore. La chiesa non deve essere ristrutturata nei palazzi e nelle sedi pontificie ma nelle case della gente e tale ristrutturazione deve partire dal cuore di ciascun cristiano per consentire al suo interno il perpetuo attuarsi del grande comandamento dell’amore. I nostri cuori sono in crisi. La vera debolezza della Chiesa è nella totale chiusura dei cuori dei cristiani al comandamento dell’amore. Occorre tornare rapidamente a Cristo, occorre conformare immediatamente la propria vita al Vangelo, occorre sforzarsi di amare non secondo l’attuale significato dato a questa parola, ma secondo il suo significato autentico, quello scritto da Gesù Cristo con il sangue sgorgato dal suo costato trafitto sulla croce.

Capo d’Orlando, 18/05/2014

Dario Sirna.

 

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